Critica

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Incontri d'Arte
Christian Hess
 
Donatella Taverna
 

Rivista Automobile Club Torino
N. 4-5 - aprile-maggio 1976

 

I visi sono sempre intensi: la “Modella nello studio” si stringe al collo con rabbia una pelliccetta che sembra un animale ancora vivo e ferito. La stessa tensione era già nel guazzo giovanile “S.O.S.” in cui echi più o meno immediati d’altre esperienze e d’altri pittori si raggrumavano nell’essenzialità vigorosa e personale del tratto, nel contrasto drammatico fra le ombre e le luci, fra il viso bianco e la gran bocca buia lacerata nel grido. 

La vita di Christian Hess conobbe gli anni più dolorosi della storia europea, la prima guerra mondiale, l’avventura del primo dopoguerra in Germania, il Reich e gli ideali antinazisti. Tutto ciò spiega l’ansia di vita ed insieme l’angoscia dell’opera sua, come spiega la costante tensione alla ricerca di un linguaggio più scabro ed essenziale, ma più suo, intimo, capace di coprire tutti gli umori.

Gli anni meno angosciosi Hess li trascorse in Sicilia, e qui poté innestare lezioni formali e figurative mitteleuropee o europee – dalla “Brücke” al “Blaue Reiter”, ma anche ai post-impressionisti francesi, al primo Picasso, al primo De Chirico – su una serie di fattori umani ideologici e folklorici ben locali ed immediati: il colore nelle sue compattezze e nei suoi splendori come nelle sue intonazioni fosche o drammatiche scaturisce proprio di qui. E tanto è chiarissimo in opere come “Asinello e fichidindia” del 1925, o come “Donne di Sicilia” del 1927. La vastità del messaggio che questo pittore ha voluto lasciare all’umanità è di una evidenza drammatica in tutte le sue opere.

Non si può rivederne i quadri e non sentire ancora aperto e bruciante il dialogo, nonostante che egli sia morto da trent’anni. E in tale luce è davvero degna di nota l’iniziativa patrocinata ovviamente soprattutto dal Goethe Institut di Torino, di riproporre questa straordinaria personalità d’artista.



La prima cosa che balza all’occhio, in questo quadro, è l’angoscia uguale del muso della volpicina e dello sguardo della ragazza. Il male di vivere di sempre, di questa “Modella nello studio” come degli altri personaggi di Hess, sembra accrescere l’intensità e la violenza del linguaggio pittorico.