Espressionismo siciliano

it de en

MENU

Il Progetto Prefazione Il Saggio Gli artisti Contaminazioni Ipotesi di mostra
 

La scintilla della contaminazione

- Domenico Maria Ardizzone -
 

Le contaminazioni nel processo creativo dell'arte si perdono nella notte dei tempi. E l’espressionismo tedesco non ne è immune avendo sprigionato la sua scintilla nel pennello di Christian Hess quando il pittore monacense, giunto per la prima volta in Sicilia, mutua la solarità dell’isola e apre la strada all’“Espressionismo Siciliano”. Il rapporto di Hess con la Sicilia si fonda su tre segni distintivi, il primo è l’affetto per la sorella Emma, unica sua familiare, che aveva lasciato Innsbruck per fare la baby sitter a Messina. E qui Emma lo chiama nel 1925 per presentargli il fidanzato Guglielmo. C’è anche un intimo “fil rouge” che lega Hess alla Città dello Stretto, l’ammirazione che egli nutre per Antonello da Messina, tanto d’aver fatto nella Gemäldegalerie di Dresda una libera copia dal San Sebastiano per portarla in regalo, nel suo primo viaggio in Sicilia, alla sorella e al suo promesso sposo.

Un altro forte richiamo è il sincero attaccamento che l’artista tedesco prova per l’umanità dell’isola che lo accoglie come in un porto-rifugio durante l’esilio volontario, quando nella primavera del 1933 si allontana dalla sua Monaco di Baviera che pullula di “Camicie Brune”, le implacabili SA, soffocatrici della libertà dell’Arte. Appena giunto a Messina dipinge Der Wahrsager (L’indovino) - così denominato dall’autore - ma recenti studi identificano l’opera come “Autoritratto dell’esilio”. Infatti Hess si raffigura nelle vesti di “veggente” in cerca di un futuro, volge le spalle al mare per indicare il proprio confino e manifesta il conforto che riceve dall’abbraccio della gente isolana che lo attornia. In questo suo capolavoro il pittore tedesco introduce un altro motivo emblematico. “L’indovino" indossa la maglietta a strisce rosse degli artisti Juryfreie (i fuori giuria) per rimarcare la comune diaspora dei membri del suo gruppo, messi al bando dal nazismo, dopo il rogo delle loro opere nell’incendio del Glaspalast di Monaco. Non solo in questa, ma in tutte le opere dell’esilio isolano Hess continuerà a immergere la sua tavolozza di espressionista tedesco nella luminosità mediterranea, come ha sperimentato nel quadro “Asinello e fichidindia”del 1925.  

Di contaminazioni e interferenze sull’arte di Christian Hess si è discusso per la prima volta durante la tappa della Mostra itinerante della riscoperta a Genova nel marzo 1975 . Ho seguito personalmente quel dibattito aperto dal direttore del Goethe Institut, Conte Egon Westerholt, e animato dal direttore dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Gianfranco Bruno, e dal critico d’arte Germano Beringheli, con la partecipazione del prof. Giovanni Persico, assessore alla cultura della Regione Liguria. In sostanza i vari interventi hanno posto l’accento sulla singolare circostanza che varie opere di Hess ricordano pittori italiani ma, poi, verificando le date, ci si accorge che sono datate prima. Il caso tipico è il quadro Bagnanti sul lago che richiama un’opera notissima, “L’Apocalisse” di Scipione, e anche alcune opere di Mafai, tutte, però, datate dopo questa che è del 1924. Sicuramente Mafai e Scipione non hanno visto le opere di Hess, ma hanno forse visto le matrici, le opere che hanno determinato quelle di Hess. Sono interferenze che fanno pensare, come il paesaggio con Asinello e fichidindia del 1925 che è già una soluzione alla Migneco, una soluzione alla Guttuso, pittori che in quegli anni erano ragazzini. A loro volta Guttuso, Migneco, non hanno visto la loro terra con gli occhi della pittura italiana, ma con il linguaggio che proveniva dall’espressionismo tedesco e dal cubismo, soprattutto.  

Per Gianfranco Bruno “gli artisti italiani, malauguratamente, non hanno visto le opere di Christian Hess, perché se le avessero viste - anche per quello che è tutto il significato del Novecento italiano - avrebbero inteso che la versione plastica della figura, quale poteva essere data da Picasso o da Max Beckmann, non mirava ad una monumentalità celebrativa, ma proprio ad una elevazione della figura umana, dentro un clima di grandiosità, di volontarismo, proprio di azione che la riscatta  - si veda per esempio Ritratto di amica I - e che mirava anche ad un clima poetico in cui questa monumentalità venisse trasferita proprio bruciando le scorie della declamazione di tipo novecentesco, ben diffuso, invece, nella pittura italiana”. 

Sulle affinità tematiche della pittura di Christian Hess che Leonardo Sciascia ritrova nell’opera giovanile di Guttuso, potrà far luce la lettera che il grande Maestro dell’Arte del Novecento italiano, ebbe la gentilezza di inviarmi il 26 febbraio 1975, dopo un incontro che mi aveva concesso nel suo studio romano a piazza del Grillo. Nella sua lettera Guttuso ricorda di aver visto dipingere Hess all’Aspra, la marina di Bagheria. In effetti Guttuso nacque 16 anni e 2 giorni dopo di Christian Hess. A Villa Cattolica, Il Comune di Bagheria, proprio il  26 dicembre del 2011, in occasione del centenario della nascita, ha dato il via ad una serie di manifestazioni celebrative in onore di Guttuso, fino al 30 aprile 2012.    

In definitiva Christian Hess può essere considerato il capofila dell’Espressionismo Siciliano, una “corrente” della quale fanno parte non solo Guttuso ma anche altri prestigiosi artisti isolani che meritano di figurare in una grande collettiva. Il progetto dell’Associazione Culturale Christian Hess per una Mostra dell’Espressionismo Siciliano viene ora proposto all’attenzione delle istituzioni culturali.