Dr. Carl Kraus, nato nel 1959 in Sterzing,
vive a Innsbruck. Storico dell’arte e curatore di mostre. Ultimamente ha curato: “Friedrich Wasmann“ Schloss Tirol
(2006); “Alfons Walde“ (Torino 2006);
“Auf den Spuren von Maurice Denis. Symbolismus an den
Grenzen des Habsburger Reichs“ (Trento 2007); Mostra
itinerante Christian Hess Rabalderhaus Schwaz
(13 giugno - 27 luglio
2008), Stadtmuseum Bolzano (novembre 2008 - gennaio 2009 ).
Autore di documentari televisivi ed esperto di autentiche.
Quando nell’estate del 1926 la mostra itinerante “Artisti
tirolesi” molto visitata trovò il suo compimento, tra gli
espositori di allora si evidenziò un nome nuovo: Christian
Hess. Accanto a grandi come Edgar Lienz, Putz, Nikodem e
Walde, non poté naturalmente ancora emergere dato che solo
due anni prima aveva terminato i suoi studi accademici. Se
la mostra avesse avuto luogo tre anni dopo, un periodo in
cui il pittore era di già giunto all’apice della sua
creatività, la questione sarebbe andata diversamente. Ma qui
Hess non sarebbe stato interessato probabilmente alla
partecipazione ad una collettiva di artisti tirolesi, che in
gran parte non gli sembravano all’altezza dei tempi. Come
nessun pittore tra le due guerre con radici tirolesi,
Christian Hess era orientato verso l’internazionale – visto
biograficamente, Monaco era il suo punto centrale, la
Sicilia la sua principale fonte d’ispirazione, la Svizzera
un ulteriore “rifugio”, mentre i suoi rapporti con il Tirolo
durante i suoi decisivi anni creativi erano praticamente
assenti.
Quando nel 1940 tornò nel paese della
sua infanzia e gioventù, che nel frattempo era divenuto
“regione” egli fu più sopportato che festeggiato. Dopo la
guerra opere “di questo (tra parentesi intanto defunto)
talento coloristico” furono esposte ancora una volta in una
mostra da esportazione a Monaco. Dopo, il pittore, come
molti altri artisti della “Generazione perduta” cadde in
totale dimenticanza.
La riscoperta di Christian Hess ebbe luogo dalla sua seconda
patria, la Sicilia, a partire dagli Anni 70. In concomitanza
con il trentennale della sua morte, fu organizzata in molte
città italiane, tedesche e austriache, una mostra
commemorativa comprendente per la prima volta la sua
creatività.
Oggi si presenta un artista “che ha
respirato la cultura europea” come lo descrive lo scrittore
Leonardo Sciascia, un artista che malgrado o proprio per le
condizioni difficili del periodo creò una poeticità di
particolare contenuto e forma.
Infanzia, età scolare, servizio militare
Il Tirolo sta all’inizio e alla fine
della storia della vita di Christian Hess. Nacque il 24
dicembre 1895 a Bolzano, figlio di Dominicus e Rosa Hess. Il
padre era originario di Herlatzhofen nell’Algäu e lavorava
come funzionario di cancelleria, la madre proviene dall’Alta
Austria. Due sorelle di Christian Hess muoiono in tenera
età. Con Emma, la più giovane, resta invece strettamente
legato per tutta la vita. Lei lo è pure, e più tardi
custodirà con grande cura la sua eredità.
Nel 1906 la famiglia si trasferisce a
Innsbruck, dove Hess, tre anni dopo, dopo la morte del
padre, passa dal ginnasio alla scuola artigianale. Dopo il
diploma, nel 1913, frequentò un corso nella Tyroler
Glasmalerei und Mosaikanstalt Mader, che serviva tutto il
mondo con i suoi prodotti decorativi.
Gli ulteriori piani lavorativi vengono
annullati dallo scoppio della guerra. Dopo che il suo
servizio militare viene sospeso per due volte per questioni
familiari, nel 1916 Hess viene chiamato alle armi. In quanto
cittadino tedesco viene aggregato ad una compagnia di
pionieri bavaresi, arriva alla frontiera franco-belga e
prende parte alle battaglie di Verdun, sulla Somme, e sull’Aisne. Delle atrocità delle moderne guerre di
massa, nei suoi schizzi e nelle cartoline create per l’esercito non vi è traccia, ma più tardi egli scrive “Mai
più prenderò un fucile se non contro Hitler” (lettera alla
sorella tra il
1934-35)
Studi
accademici a Monaco
Nel gennaio del 1919 Christian Hess
inizia i suoi studi accademici a Monaco, in un periodo in
cui la città è sottoposta ad una profonda tensione
socio-politica (la rivoluzione del 1918-19 e il tentativo di
putsch di Hitler 1923). I successivi anni tranquilli, fino
all’esplosione della crisi economica mondiale, sono
terribilmente brevi.
Anche nell’arte a Monaco non spicca il
ventennio, ma gli anni dal 1900 fino al 1910 con il “Blauen
Reiter” come punto culminante, come se fosse stato il vero
decennio d’oro di questo secolo. Franz Marc ed August Macke
sono, come molti altri, caduti in guerra, e Vassili
Kandinsky dopo il 1918 non torna più a Monaco ma si sposta
al Bauhaus di Weimar, cioè Dessau.
Il nuovo positivismo, con il suo freddo
sguardo distaccato sulla realtà, diventa invece
l’espressione artistica del tempo, possiede a Monaco un
ampio forum, ma molti dei suoi principali rappresentanti
come Alexander Kanholdt o Heinrich Maria Davrunghausen
abbandonano presto la città. ed i più importanti indicati
come pittori critico-sociali del neo positivismo Gorge Grosz
e Otto Dix, lavorano a Berlino e Dresda.
Pur tuttavia la città artistica di
Monaco offre intorno al 1920 un multiforme quadro delle più
diverse correnti, per cui fondamentalmente il pendolo, dopo
il tempestoso apparire all’inizio del secolo, oscilla ormai
in direzione di un ritorno alla tradizione e al realismo.
L’Accademia si considera, invece, per definizione piuttosto
non conservativa e la maggior parte dei professori
rappresentano una misurata modernità come anche il direttore
di pittura monumentale Carl Johann Becker Gundhal (1856 –
1925) della cui classe Hess fece parte.
Inoltre, tipico dell’epoca, era la
pittura en plein air dedicata ai temi “della povera gente”.
Becker Gundhal si distinse più tardi da tutti attraverso i
suoi affreschi sacri, scostandosi dalle severe stilizzazioni
dopo il 1910, talvolta con impostazioni espressive.
Per Hess ed anche per i suoi compagni
di classe, a cui appartennero tra gli altri Jean Egger (dal
1918 al 1922 presso Becker Gundhal) e Sergius Pauser
(1920-24), lo studio accademico significava la prima base e
nulla di più. Così nella sua opera giovanile Hess si collega
da una parte alla visuale della natura ingenua propria della
pittura libera con una concezione gestuale espressiva,
dall’altra al severo metodo di composizione di Cezanne.
La specifica inclinazione di Hess per i
valori coloristici diventa adesso più chiara: “gli
acquerelli paesaggistici di Christian Hess si potrebbero
presentare nella loro giovinezza già alla mostra di
acquerelli della Nuova Secessione” scrive un critico in
riferimento alla prima presentazione del pittore a Monaco
nel marzo del 1920: “Un silenzioso caldo amore per la
natura alita da Hess ed anche uno straordinario sviluppato
senso del colore”. A tal riguardo il copiare antichi
maestri come Tiziano, Veronese e Velasquez con cui egli
migliorava la sua situazione economica, dovette essere per
lui altamente favorevole.
Esperienze determinanti
-
Sicilia
Nella primavera del 1925 Hess viene per
la prima volta in Italia. La prima sosta lo porta a Firenze
dove egli negli Uffizi ed a Palazzo Pitti copia altri
dipinti di antichi maestri. Con grandi aspettative prosegue
per Messina poiché la sua più giovane sorella Emma, che da
poco tempo è sposata in quella città marinara, gli aveva
scritto lettere entusiaste. E lei non gli aveva promesso
troppo. Già le prime impressioni in Sicilia schiusero al
pittore un mondo completamente nuovo: con le persone
radicate in antiche tradizioni, con il paesaggio corredato
da antichi miti, con l’inconfondibile luce mediterranea.
“Questo dovrebbe essere il paradiso” scrive Hess ai suoi
amici artisti in Germania ed anche se lentamente egli trova
l’equivalente per la sua esperienza artistica, sapendo che
non abbandonerà mai più questa terra. Durante le escursioni
pittoriche nei dintorni di Messina, a Taormina , Monreale,
Palermo e nelle antiche città di Selinunte, Siracusa ed
Agrigento egli trova sempre nuovi impulsi per il suo creare,
ma lontano dallo sguardo al pittoresco come turista. In
questo modo Hess si allinea ad una .lunga schiera di pittori
tedeschi, che fin dai primi anni del XIX Secolo sentirono in
Sicilia “l’armonia del cielo, del mare e della terra” (Johann Wolfgang von Goethe). Già nel dicembre 1926 Hess
torna di nuovo a Messina, questa volta con la nota cantante
monacense Marya Neitzel sua compagna di vita per molti
anni,. Nell’autunno 1927 il pittore torna in Sicilia da solo
per lavorare qui molti mesi. Nell’estate del 1928, dopo aver
eseguito nella villa della famiglia dell’industriale Mayer
a Wismar- Mecklenburg un affresco di ispirazione siciliana,
comunica alla sorella il suo prossimo soggiorno: ”Sicuramente vado a Girgenti e Palermo. Sarà favoloso!
Quindi il mio amato costume da bagno mi starà ancora bene,
certo. Sono molto più sicuro in tutto, e realizzerò molto di
più che l’ultima volta. Mangiare, l’oste qui non mi soddisfa
(ogni sera la specialità tirolese per 30 centesimi). Quando dopo altre permanenze estive del
1929 e 1930 la sorella comunica il suo trasferimento in
un’altra località di Messina, il pittore le scrive pieno di
malinconia: “Poiché tu forse cambi casa, è un grande
peccato, cioè per me perché io amo tanto la terrazza e la
bella visuale sul mare e non meno che ad essa sono legati
molti bei ricordi di ore trascorse là. Io ti auguro
veramente una villa, cioè un vero W.C. con un vero
sciacquone ed un bagno. Per me è come se perdessi la mia
patria se tu traslochi dalla Palmara. Sono stato là 5 volte
e l’ambiente gioca un ruolo considerevole nel mio sviluppo
artistico”. L’estate del 1931 Hess va a Messina con
il pittore Adolf Hartmann ed altri amici (in inverno è con
Josef Scharl a Roma). Lunghe permanenze seguono infine nel
1933-34. - in questo periodo egli sposa la teologa e
assistente sociale svizzera Cecile Faesy - e poi dal 1935 al
1938.
Nella Juryfreie monacense
Altri decisivi momenti si presentano
nella vita artistica di Christian Hess a Monaco sul finire
degli Anni 20. Da una parte intervengono nel suo campo
visuale Max Beckmann e Karl Hofer che danno importanti
impulsi alla sua ricerca di una nuova concentrazione della
forma (in modo determinante egli si dedica fortemente alla
scultura). “Egli cerca di portare la molteplicità della
natura ad una semplice e forte espressione pittorica”
la critica registra questo sviluppo direzionale del pittore
e stabilisce che egli con ciò si eleva decisamente dalla
“approssimazione” di altri contemporanei monacensi. Il
confronto dell’“Asino tra i cactus” del 1925 con il
“Caprone tra i cactus” di pochi anni dopo, rende
evidente il nuovo linguaggio rafforzato e plastico delle
forme. Inoltre nel 1929 Hess aderisce
all’unione artistica “Juryfreien” sorta nel 1907, che viene
però rinnovata e si posiziona come gruppo progressista di
Monaco. Accanto ai propri membri gli Juryfreien presentano
anche delle importanti mostre d’informazione come per
esempio architettura contemporanea e la “mostra astratti e
surrealisti” (1929) con opere di Hans Arp, Willi Baumeister,
Constantin Brancousi, Max Ernst, Paul Klee, Constantin
Malewitsch, Juan Mirò, Piet Mondrian, Pablo Picasso e Gino
Severini. Ciò parla della freschezza di Hess che
nella sua opera trova riferimento anche a molti di questi
artisti, specialmente verso Picasso. Christian Hess si può
subito inserire all’interno di questo gruppo:”Gli
Juryfreien nella Prinzregentstrasse formano a vista d’occhio
un gruppo promettente ed anche già appassionante (…) Io
intanto prendo nota di Christian Hess, Josef Scharl, anche
Bock, Fritz Burkhardt, Grassmann, Panizza, Unseld e tra gli
scultori Spengler e Zeh.” ( Wilhelm Hausenstein in
Kunstnotizbuch, luglio 1929). In seguito Hess prende parte,
specialmente, alle mostre di Monaco, ma espone anche a
Duesseldorf, Norimberga, Lipsia, Danzica e Berlino. Per la
reputazione del pittore in questo periodo parlano anche le
ripetute partecipazioni alle mostre della Secessione di
Monaco al Glaspalast (dove nel disastroso incendio del 6
giugno 1931, tra le altre, anche molte delle sue opere
furono distrutte), l’incarico per l’affresco allo
stabilimento termale di Oeynhausen (Westfalia), l’acquisto
di un’opera da parte della Galleria statale a Lembachhaus, e
la pubblicazione di due suoi lavori sulla copertina della
nota rivista di Monaco “Jugend”. Inoltre deve costantemente
preoccuparsi della necessità di denaro, perché non è facile
vivere nel 1930 a Monaco dove duemila artisti vogliono
stabilirsi.
La
politica è il grande tema
Quando a Monaco nel marzo 1931 in una
riunione della “Kampfbundes für deutsche Kultur” ( la Lega
della lotta per la cultura tedesca) Christian Hess, Adolf
Hartmann, Günther Grassmann e Wolf Panizza vengono buttati
fuori dalle SA (e gli ultimi due pestati a sangue), tutto
ciò risuona come un cattivo presagio. “La situazione dal
punto di vista finanziario non era mai stata così
catastrofica” scrive Hess nel giugno 1932 alla sorella.”Dove
si va e con chiunque si parli, tutti si lamentano per la
mancanza di denaro (a causa della crisi economica
mondiale la disoccupazione in Germania è cresciuta fino a
6,1 milioni) e la politica è il grande tema”.
Circa un anno e mezzo dopo Hitler è al
potere ed il Führer stesso posa nello stesso anno la prima
pietra per la “Haus der deutschen Kunst”, mentre gli
Juryfreien , la cui galleria è posta proprio di fronte,
viene sciolta come unione di “cultura bolscevica” (1934).
Che cosa deve essere la pittura tedesca, Hitler lo chiarirà
più tardi in maniera inconfutabile nel suo discorso per
l’apertura della Casa dell’arte tedesca nel 1937:
“Cubismo, dadaismo, futurismo, impressionismo ecc. non hanno
nulla a che vedere col nostro popolo tedesco. Poiché tutti
questi concetti non sono né vecchi né moderni, ma sono
semplicemente il balbettio di persone cui manca il vero
talento artistico. Noi condurremo quindi una spietata guerra
di pulizia contro gli ultimi elementi della sovversione
della nostra cultura”. Una conseguenza di questo
manifesto è l’espressione “arte degenerata” in cui viene
bandito tutto il moderno da Marc a Kandinsky e da Hofer a
Beckmann.
Il viaggio di Hess nel 1933 in Sicilia
rappresenta una fuga, per poter lavorare qui senza
rappresaglie (l’Italia fascista tiene verso gli artisti
moderni un atteggiamento più liberale di quanto non fosse il
regime nazional socialista). Specialmente nel 1935, anno in
cui Hess con la moglie Cecile si trasferisce, con quadri e
arredi, a Messina. A causa della successiva separazione da
lei e la crescente sensazione di isolamento - malgrado
l’intimo rapporto con la sorella e la di lei famiglia – Hess
non riesce più a trovare un normale ritmo di vita e di
lavoro. Gravi problemi psichici lo portano fino all’orlo del
suicidio. Così egli non vede per sé alcuna via d’uscita che
andare in Svizzera (dove si era trattenuto più a lungo tra
il 1934-35 ) e poi allo scadere del permesso di soggiorno di
tre mesi, nell’ottobre 1938 torna a Monaco. Qui egli ricerca
alcuni suoi vecchi colleghi artisti, che in parte hanno
lasciato la città e si sono trasferiti nei paesi
circostanti. Alcuni non li trova più. Oskar Zeh si era
ucciso nel 1935. La sua vedova gestisce a Oberwossen un
ristorante dove Hess esegue degli affreschi nel ricordo del
suo amico.
Alla fine di quell’anno Josef Scharl
emigrò negli Stati Uniti dopo che il suo quadro “Uomo alla
finestra” ispirato a Van Gogh, gli era stato confiscato
nella Galleria di Stato di Monaco, come opere di Hartmann e
Grassmann (e tra gli altri anche di Putz e Weber - Tirol).
Hess cercò come gli fu possibile di arrangiarsi, visse
persino un breve tempo felice con una giovane donna che
aveva buoni rapporti con il regime e poté procurargli dei
lavori, ottenne anche l’iscrizione alla Camera della cultura
del Reich senza la quale nessun artista poteva lavorare in
Germania. A causa della chiamata al servizio militare presso
le poste del Reich e in seguito all’aggravarsi delle sue
condizioni di salute, Hess può svolgere ormai in maniera
limitata la sua attività creativa.
Ritorno
in Tirolo
Esonerato dal servizio militare, nel
dicembre del 1940 Hess va da parenti ad Axams presso
Innsbruck. Dopo che si è ristabilito in salute egli “è
diventato di nuovo completamente tirolese ed (…) è molto
felice qui in campagna e nel Gamsberge”. Solo che ha
debiti che “gli si rizzano i capelli” ( lettera alla
sorella 7 aprile1941). Così egli è costretto ad accettare le
più diverse commissioni di lavoro, dagli alberi genealogici
fino ad un lavoro per l’ufficio propaganda, che verrà
esposto nella piazza della stazione.
La situazione gli viene alleviata
quando Max Esterle, direttore della Camera degli artisti
tirolesi, gli assegna un atelier nella vecchia università.
Alla mostra d’arte regionale del Tirolo-Voralberg egli
prende parte solo un’unica volta nel 1942 con una
”Composizione mitologica”. Ma il lavoro lo stanca per la
tisi che aggrava i dolori. “Io divento sempre più
stizzoso e tutte le persone mi danno fastidio con il loro
chiacchierio. I miei soli amici sono i poeti greci e un
quartino di vino rosso”. (lettera alla sorella 31 luglio
1942). E quelle volte che all’osteria esprime il suo
dissenso contro il regime, lo salva dall’arresto solo la
protezione di Esterle che sempre si preoccupa di proteggere
gli artisti dagli attacchi della politica.
Quando nell’autunno del 1944 le bombe
degli alleati cadevano su Innsbruck, Christian Hess “non
andava mai nei ricoveri, egli diceva sempre “…se mi beccano
non è poi tanto”. Così è stato per due volte nella
Meranerstrasse e una volta sul posto dove lavorava, ma di
più da noi a casa nella Haspingerstrasse (il 20 ottobre
1944). Lì giaceva sulla sdraio in giardino quando tutto il
quartiere andò in pezzi e si potrebbe quasi dire che sia
uscito vivo per miracolo (…) Da quel momento è peggiorato
rapidamente, perché tutta la polvere e le schegge di vetro
danneggiarono seriamente i suoi polmoni.” (da una
lettera della cugina Paola, presso cui il pittore negli
ultimi due anni visse in gran parte, 20 novembre 1947).
Quattro giorni dopo viene ricoverato nell’ospedale di Schwaz.
Christian Hess muore il 26 novembre 1944, poco prima del suo
49° compleanno. Senza che la stampa ne dia notizia, viene
sepolto nel Westfriedhof di Innsbruck.
Un
pittore europeo
Il rapporto artistico della vita di
Christian Hess segnata dalla tensione del tempo è basata su
un compromesso tra la propensione alla bellezza classica
dietro cui resta presente l’esperienza dell’espressionismo.
Per questo la sensazione dell’essere escluso e la malinconia
che ne deriva stendono come un filo rosso attraverso la sua
opera, specialmente in modo diretto nel grandioso
“Giocatore di scacchi” dove la figura lasciata a metà
sembra rassegnata tra il gioco degli scacchi ed il tavolo da
biliardo in una prospettiva contorta .Nel grande gioco della
politica l’uomo è una piccola figura, è esposto all’arbitrio
del giocatore. Molto in questo quadro, come anche in altri,
ricorda Beckmann (per esempio nello stesso autoritratto con
il sassofono del 1930):la grandiosa forma plastica con i
suoi contorni neri ed i forti contrasti di luci ed ombre, la
libera modulazione pittorica, i colori basilari di bianco e
nero rappresentano il magico effetto oggetto-spazio.
Eppure in Hess tutto rimane più “peinture” come
natura morta ed al posto della metafisica visionaria di
Beckmann, i suoi quadri testimoniano generalmente l’anelito
verso un ideale classico. Per tale motivo il pittore è più
vicino a Karl Hofer e agli artisti dei “valori plastici” che
a Beckmann.
Modelle, figure giacenti e bagnanti
appartengono in modo tipico all’inventario privilegiato del
mondo pittorico di Hess, tradotte in un colorismo ricco di
sfumature con personali accordi tra il rosa, il violetto ed
il giallo particolarmente tendente al verde. Così si
riconoscono nelle “Tre modelle” inserite in uno sfondo
cubista, le giovani donne della moda degli Anni Venti e
Trenta come anche le tre grazie degli antichi.
Il grande riflesso della classicità
senza tempo Hess lo trova però in Sicilia. Pescatori,
marinai, contadini per cui il lavoro è rimasto immutato da
secoli, indovini e donne al mare, il paesaggio sentito come
mitico, lo stimolano ad una molteplicità di creazioni
pittoriche. Impregnato da una struttura pittorica
plastico-tettonica e da una controllata festosità si
avvicina molto alle opere di un Carrà e Casorati. Tra queste
composizioni classico-italiane si annoverano i “Colombi
sulla terrazza” che con il loro simbolismo di pace appaiono
non per caso nell’anno 1933.
L’intenso confronto con i puri valori
della forma e del colore, Hess lo ha espresso anche negli
Anni Trenta con quadri di città e nature morte, con un alto
grado di astrazione: le case progettate in una superficie
cubica di una località siciliana con la tricromia
coloristica ruggine-nero-bianco, appoggiata similmente a
qualcosa di cubista, giocando con le forme della natura
semplificate e segni di scrittura come nella “Natura morta
con la gazzetta”. Avendo poco in comune con la pittura
tirolese del tempo, essi sottolineano il taglio europeo del
pittore.
Per il
generoso sostegno e per aver messo a disposizione il
materiale documentale desidero esprimere un sentito
ringraziamento alle nipoti dell’artista Luisa Ardizzone
(Roma) e Antonia Cinquegrani (Messina), con le loro
famiglie, e alla signora Leonore Neitzel (Monaco di
Baviera). I lavori di Domenico M. Ardizzone, Nuccio
Cinquegrani e dell’Associazione Culturale Christian Hess
hanno costituito un punto di riferimento fondamentale nella
redazione del presente studio.
|
|
|
|

Modella
nell’atelier, 1932, Tiroler Landesmuseum
Ferdinandeum Innsbruck |

Asinello e fichidindia,
1925, collezione privata |

Barche sulla spiaggia 1932,
courtesy Bozner
Kunstauktionen |

Ragazza che dorme su cuscino giallo, 1930,
Museion Bolzano |

Caprone sotto i fichidindia,
1930, Museion
Bolzano |

Il
giocatore di scacchi, 1931, Museion Bolzano |

Testa di ragazzo
(scultura in terracotta) courtesy Galerie Maier, Innsbruck |

Tre
Modelle, 1932,
collezione privata |

Bracciano, 1932,
collezione privata |

Case
rosso-nero, 1933, Museion Bolzano |

Natura morta con
La Gazzetta, 1933 |

Pesci, 1937
|

Piccioni sulla terrazza, 1933, collezione
privata |

L’Indovino, 1933,
collezione privata |

Christian Hess 1929 |

Torso giacente, 1930, collezione privata |

Due
modelle, 1932. courtesy Galerie
Maier, Innsbruck
Privatbesitz, |

Monreale, 1928, Museum Rabalderhaus Schwaz |

Autoritratto, 1935/40,
courtesy Galerie Maier,
Innsbruck |
|
|
|
Biografia
1895 – Alois Anton Dominicus Hess
(anche Heß) che più tardi si chiamerà Louis Christian o
semplicemente Christian Hess, nasce il 24 dicembre a
Bolzano, figlio del funzionario Dominicus Hess, proveniente
dall’Allgau, e di Rosa Mayer. Egli ha anche tre sorelle:
Berta (1893-1915), Rosa (1899-1905) ed Emma (1902-1973).
1906 – Trasferimento con la famiglia ad Innsbruck
1909 – Dopo la morte del padre cambia scuola, dal ginnasio
passa alla Staatsgewerbeschule in Innsbruck (prof. Heinrich
Comploj).
1913 – Conseguito il diploma fa pratica presso la vetreria
d’arte Mader in Tirolo e nel laboratorio di ceramica Kuntner
a Brunico.
1916-18 – Richiamato alle armi come cittadino tedesco fa
parte della terza compagnia Pionieri Bavaresi e viene
destinato al fronte franco-belga.
1919 – Da gennaio studia all’Akademie der Bildenden Künste
di Monaco con il prof. Carl Johann Becker-Gundahl. Tra i
suoi compagni di studio: Florian Bosch, Franz Gebhardt,
Adolf Hartmann, Siegfried Kühnel e lo scultore Benno Miller.
1920 – Partecipa alla mostra Junger Münchner.
1921 – Con una borsa di studio fa un viaggio in Scandinavia.
1922 – Primo di molti viaggi a Vienna per copiare opere di
antichi maestri.
1924 – Conclude il corso di studi all’Accademia di Monaco.
Riceve molte commissioni per ritratti.
1925 – Viaggio a Firenze e Messina dove vive sua sorella
Emma. In seguito la Sicilia diventerà per Hess la principale
fonte d’ispirazione.
1926 – Partecipa per la prima volta ad una mostra della
Secessione a Monaco. Sempre a Monaco prende parte all
“Ausstellung Tiroler Künstler” (mostra artisti tirolesi). Si
dedica anche intensamente alla scultura. Fa amicizia con la
cantante Marya Neitzel con la quale, a dicembre va a
Messina.
1927 – Soggiorno di 4 mesi in Sicilia.
1928 – Conosce Max Beckmann che gli dà importanti impulsi
creativi. Esegue affreschi nella villa dell’industriale
Mayer a Wismar (Meklemburg). Partecipa ad una mostra a
Berlino. Torna in Sicilia.
1929 – Aderisce all’Unione artistica di Monaco “Juryfreie”
con la quale, in seguito, esporrà regolarmente. Hess può
essere considerato un eminente esponente dell’Unione accanto
a Günther Grassmann, Adolf Hartmann e Josef Scharl. In
estate soggiorno in Sicilia.
1930 – Esegue affreschi nello stabilimento termale di Bad
Oeynhausen (Westfalia). Vendita di un quadro a Zurigo con la
mediazione di Karl Hofer. Conosce in Svizzera la teologa e
collaboratrice sociale Cecile Faesy che promuove la vendita
delle sue opere. In estate soggiorno in Sicilia.
1931 – Nell’incendio del Glaspalast di Monaco (6 giugno) che
distrugge tremila opere artistiche, finisce in cenere anche
il trittico di Hess “Am Wasser”. Partecipa a mostre a
Norimberga, Danzica e Königsberg.. Viaggi in estate con
Adolf Hartmann in Sicilia e a dicembre con Josef Scharl a
Roma.
1932 – Mostre a Monaco, Dusseldorf, Norimberga, Danzica e
Lipsia. Distacco dalla Juryfreie.
1933 – Le restrizioni politiche imposte da Hitler alla
libertà d’espressione inducono Hess a trasferirsi a Messina.
1934 – In agosto sposa a Messina Cecile Faesy con la quale
parte per Lucerna. A Monaco la Juryfreie viene sciolta
perché considerata “culturalmente bolscevica”.
1935 – A marzo Hess si trasferisce a Messina con la moglie
la quale, però, nell’inverno dello stesso anno si separa da
lui.
1938 – A maggio Hess va in Svizzera dove per lungo tempo
trova accoglienza presso il giovane pittore ed editore
d’arte Jurg Spiller. In ottobre ritorna a Monaco.
1939 – Richiamato al servizio militare e assegnato alle
poste.
1940 – In gennaio ottiene l’iscrizione alla Camera della
Cultura del Reich. In seguito ad una grave malattia
polmonare viene ricoverato nell’ospedale di Schwabing e più
tardi nel sanatorio di Planegg. Esonerato dal servizio
militare Hess si trasferisce a dicembre da parenti ad Axams
presso Innsbruck.
1941 – Abita in un albergo di Grinzens. Peggiorano le sue
condizioni di salute.
1942 – Max Esterle, responsabile della Camera regionale
delle Belle arti del Tirolo-Voralberg, gli assegna un
atelier a Innsbruck. Gli viene commissionato un affresco per
il Municipio di Zirl (non conservato). Partecipa alla 3.
Mostra d’arte regionale a Innsbruck con una “Composizione
mitologica”.
1943 – In questo periodo abita principalmente dalla sua
cugina Paula Hess a Innsbruck.
1944 – Muore il 26 novembre nell’ospedale di Schwaz per
l’aggravarsi della tisi, avendo respirato la polvere delle
macerie in cui era finito durante un bombardamento aereo su
Innsbruck.
Bibliografia
Zweijahrbuch 1929/30
deutscher Künstlerverband die Juryfreien München, mit
Beiträgen von H. Eckstein, O. M. Graf, W. Petzet und F. Roh,
München 1930;
Christian Hess, Ausstellungskatalog, mit Beiträgen von D. M.
Ardizzone, N. Cinquegrani, H. Eckstein und M. Venturoli,
Palermo 1974;
Christian Hess, Ausstellungskatalog, bearbeitet von G.
Ammann, Innsbruck 1976;
Österreichs Avantgarde 1900–1938. Ein unbekannter Aspekt,
Ausstellungskatalog, bearbeitet von O. Oberhuber und P.
Weibel, Wien-Innsbruck 1976;
Die Zwanziger Jahre in München, Ausstellungskatalog,
herausgegeben von Ch. Stölzl, München 1979;
Abbild und Emotion. Österreichischer
Realismus 1914–1944, Ausstellungskatalog, mit Beiträgen von
W. Drechsler, G. Koller, O. Oberhuber, O. Sandner und M.
Wagner, Wien-Bregenz 1984;
Expression – Sachlichkeit. Aspekte der Kunst der 20er und
30er Jahre Tirol-Südtirol-Trentino, Ausstellungskatalog, mit
Beiträgen von G. Ammann, G. Belli, A. Hapkemeyer, S. Hirn,
C. Kraus und P. L. Siena, Innsbruck-Trient-Bozen 1994/95;
C. Kraus, Zwischen den Zeiten. Malerei und Graphik in Tirol
1918–1945, Lana-Bozen 1999;
N. Cinquegrani, Pitture come poesie / Gemalte
Gedichte. Colloquio immaginario con Christian Hess e i suoi
personaggi, Messina 2003;
P. Naredi-Rainer / L. Madersbacher (Hrsg.),
Kunst in Tirol, 2 Bände, Innsbruck 2007;
Im Spiegel der Wirklichkeit, Ausstellungskatalog, Einführung
von M. Boeckl, Bruneck 2007;
Christian Hess, Ausstellungskatalog, bearbeitet von C.
Kraus, Schwaz-Bozen 2008
Siti Internet
www.christian-hess.net
www.louis-christian-hess.com
|