Critica

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Nr. 03 Januar / Gennaio 2009
Der Kultur-Veranstaltungskalender
Calendario delle attività culturali
Eine Initiative der Stiftung
Südtiroler Sparkasse
Iniziativa della Fondazione
Cassa di Risparmio Sud Tirolo

 

Mostre a Bolzano

Christian Hess

Nadia Marconi

Di Christian Hess, Leonardo Sciascia disse che fu “un pittore che ha respirato la cultura europea del suo tempo". E il “suo tempo”, quello degli anni Trenta dello scorso secolo - ossia il decennio di maggior produzione dell’artista di origine bolzanina, morto a quarantanove anni, per una grave forma di tubercolosi contratta a causa della polvere prodotta dai bombardamenti su Innsbruck - fu un periodo ricchissimo di fermenti e tensioni. E’ il periodo tra le due guerre, quello di una crisi economica senza precedenti, della nascita dei totalitarismi politici di vario segno, e delle tensioni politiche che hanno spianato la strada alla seconda guerra mondiale.

Ma gli anni Trenta sono stati anche un decennio memorabile a livello artistico-culturale, con il Surrealismo, l’Espressionismo nelle sue varie declinazioni e quella Neue Sachlichkeit o Realismo Magico che attraversa come un soffio metafisico tutta l’Europa. Sono anche gli anni nei quali le Avanguardie storiche consolidano i propri traguardi, gli anni dell’esplosione a livello internazionale della fama di Picasso e del grande muralismo messicano. E sono anni di fortissima ecletticità, per capirci, convivono nello stesso lasso di tempo, posizioni estreme come quelle del Classicismo e del Primitivismo, e al contempo ideologie tra loro opposte, ricorrono a soluzioni stilistiche appartenenti allo stesso orizzonte estetico. Insomma, un decennio travagliato e prolifico, nel quale l’animo sensibile e curioso degli artisti veniva iperstimolato su molti fronti.

Così è successo per Christian Hess, nato a Bolzano nella centralissima via Portici, il 24 dicembre del 1895, al quale in questo periodo e fino al 30 gennaio 2009, il Museo Civico di Bolzano, dedica una mostra monografica, a cura di Carl Kraus, promossa e organizzata dal Comune di Bolzano, in collaborazione con il Museums - und Heimatschutzverein Schwaz “Rabalderhaus”, sotto l’Alto Patrocinio del Presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Pöttering. Bene, in quello straordinario decennio di cui si parlava, quello cominciato con la crisi del 1929, Hess viveva tra Innsbruck e Monaco di Baviera, assorbendo gli influssi più all’avanguardia che gli venivano dalla sua formazione europea e dalla conoscenza dell’opera apparentemente inconciliabile di artisti come Max Beckmann e Karl Hofer. Apparentemente però, perché convivono pienamente nell’opera di Hess, attraverso la sua personalissima elaborazione, il tormento esasperato che caratterizza la ricerca artistica di Beckmann, così come la sospensione metafisica che connota quella di Hofer. Il segno tortuoso del primo infatti si unisce alla monumentalità del secondo, con risultati straordinari, apprezzabili soprattutto nei nudi, uno dei soggetti privilegiati da parte dell’artista bolzanino, dall’impostazione quasi cubista.

Il tutto però, come si diceva, viene elaborato e declinato attraverso un’impostazione del tutto personale, che trova nel colore forse il suo medium espressivo privilegiato. La preziosità del colore infatti, riveste nell’opera di Hess, un ruolo privilegiato, tanto da dare vita ad un colorismo a dir poco lussuoso, nel quale sontuose sfumature, effetti cangianti ed accostamenti inaspettati, danno vita a risultati straordinari, nei quali tonalità di rosa, violetto e verde chiaro, sfoggiano serici riflessi. Il cromatismo della pittura e delle opere grafiche di Hess, molto devono all’Italia ed ai ripetuti viaggi che l’artista ha fatto per scoprire i tesori del Rinascimento italiano e della Classicità antica, a Firenze e in quella Sicilia inondata dalla luce del sole, nella quale viveva la sorella Emma. Una Sicilia nella quale uno stile di vita antico, semplice ed eterno, fatto di pescatori, indovini e donne in riva al mare, fece capire a Christian Hess, il vero ed eterno significato di un classicismo che va ben al di là degli stilemi transitori, per divenire un ideale profondo che sconfina dal mondo dell’arte in quello della vita. E forse a causa di questa sorta di anelito verso dei valori più alti rispetto alla mera contingenza e sicuramente anche per il periodo tormentato nel quale visse, si ritrova spesso nell’opera di Christian Hess, una profonda nota malinconica.

A questo grande artista, finalmente si sta dando il riconoscimento che merita, per il modo nel quale è riuscito a conciliare nella propria opera tutte, ma davvero tutte le ricerche più innovative e ricche di sviluppi del proprio tempo, con un cromatismo che attinge dall’Espressionismo tedesco, per arrivare al Fauvismo francese, passando dal Cubismo. E così anche per il segno che si fa forte e intenso, primitivo e apparentemente impulsivo, ma al contempo morbido e monumentale, nel solco della più grande tradizione classica. In mostra, al Museo Civico, una sessantina di lavori tra dipinti realizzati ad olio, tempera ed acquerello, opere grafiche e sculture di piccole dimensioni, offrono uno scorcio sull’opera di uno dei più grandi artisti ai quali la città di Bolzano abbia dato i natali nel cosiddetto secolo breve. Un’opera segnata da una profonda sensibilità e dal tormento interiore che deve aver attanagliato l’animo dell’artista in quegli anni tragici nei quali lavorò e soprattutto visse. Il Museo Civico, oltre a porre con questa mostra il giusto omaggio a Christian Hess, ha acquistato un’opera del compianto artista, “In der Weinschencke / In osteria”.

                                                                                        Nadia Marconi